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Artrosi primaria dell’anca: trattamento protesico con accesso mininvasivo anteriore

L’artrosi dell’anca o coxartrosi è una patologia degenerativa, progressivamente invalidante. Coinvolge la cartilagine che riveste la testa femorale e l’acetabolo.

Essa, infatti, va incontro ad usura, assottigliandosi nel tempo, fino ad esporre l’osso sottostante, il quale reagisce addensandosi e deformandosi, formando dei becchi ossei chiamati osteofiti.
In questo modo lo scorrimento tra le superfici articolari diventa difficoltoso, compromettendo la funzionalità dell’articolazione.

Come si manifesta l’artrosi dell’anca?

Le manifestazioni classiche della coxartrosi sono il dolore e la rigidità articolare. Il paziente, infatti, lamenta tipicamente dolore inguinale che tende ad irradiarsi alla regione anteriore della coscia ed al ginocchio associata a progressiva limitazione funzionale. Per esempio, inizia ad avere difficoltà ad entrare nella vasca da bagno, ad indossare calzini e scarpe, a salire sulla bicicletta…

Nelle forme più avanzate diventa faticoso, se non impossibile, piegarsi o alzarsi da una sedia. Spesso il paziente vede drammaticamente calare la propria qualità della vita, in quanto si sente impedito nella deambulazione e nello svolgimento di qualsiasi attività quotidiana, tanto da necessitare dell’ausilio di altre persone. Anche il riposo notturno comincia ad essere compromesso a causa delle algie.

La progressiva usura della cartilagine e deformità del femore possono comportare un accorciamento dell’arto inferiore interessato, portando alla comparsa di contratture muscolari ed a dolori alla schiena.

Quali sono le cause dell’artrosi dell’anca?

L’artrosi dell’anca può essere primitiva o secondaria. La coxartrosi primitiva o idiopatica non è correlata ad altre patologie; spesso interessa più membri della stessa famiglia. In questo caso, i fattori predisponenti sono i fattori genetici, l’età avanzata, l’eccessivo sovraccarico dell’articolazione dovuto ad elevate sollecitazioni meccaniche o all’obesità.

L’artrosi secondaria, invece, dipende da un’ampia serie di patologie, quali, per esempio, malattie metaboliche o distrofiche come il morbo di Paget, la gotta, la condrocalcinosi, l’emofilia, malattie infiammatorie come l’artrite reumatoide, infezioni, malformazioni come la displasia congenita, oppure la necrosi asettica della testa femorale, fratture dell’acetabolo o della regione prossimale del femore.

Quali sono i trattamenti?

Nelle fasi iniziali, lo specialista ortopedico deve mirare a conservare la motilità dell’anca, a ridurre o, quando possibile, a rimuovere i fattori di rischio modificabili e ad eliminare il dolore con l’impiego di condroprotettori ed antidolorifici, cercando di mantenere a livelli accettabili la qualità della vita del paziente. Tali trattamenti sono esclusivamente sintomatici, in quanto non possono modificare il decorso dell’artrosi, essendo questa una malattia degenerativa.

Il trattamento definitivo consiste nella sostituzione protesica dell’articolazione dell’anca. Nel settore protesico la biomedicina ha fatto un importante salto di qualità, assicurando risultati eccellenti sia dal punto di vista funzionale che estetico. L’impiego di tecniche mini-invasive agevola sicuramente il raggiungimento di tali risultati.

Quali sono i vantaggi della via anteriore mini-invasiva?

La via anteriore mini-invasiva è una via intermuscolare ed internervosa. Questo significa che il posizionamento della protesi avviene preservando le strutture muscolari e tendinee che circondano l’articolazione.

Questo permette un più rapido recupero della deambulazione, una riduzione dei giorni di degenza e del dolore post-operatorio, minori perdite ematiche con minore necessità di trasfusioni ematiche post-operatorie, min).

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