Le lesioni della cuffia dei rotatori hanno una genesi multifattoriale, includendo fattori estrinseci come un sovraccarico meccanico, la presenza di stress ripetitivi, e la presenza di fattori intrinseci, quali un’alterata vascolarizzazione, un’alterazione delle caratteristiche elastiche del tessuto stesso tipiche durante l’invecchiamento.
Va però immediatamente precisato come questa eziopatogenesi multifattoriale degenerativa, non debba essere assunta come valore assoluto, poiché tipicamente anche nel giovane sinteticamente le lesioni della cuffia possono essere divise in due grandi gruppi: lesioni parziali, interessanti solo parzialmente lo spessore del tendine senza cioè mettere in comunicazione la cavità gleno-omerale con la borsa sottoacromiale, e lesioni a tutto spessore.
Come si manifestano le lesioni della cuffia dei rotatori?
I tendini interessati possono essere il sottospinoso, il sottoscapolare e il tendine del capo lungo del bicipite con tendinopatie sino alla rottura. C’è anche da aggiungere che l’intervallo dei rotatori, se leso, può condurre a problemi di stabilità del capo lungo del bicipite con conseguente secondaria instabilità e dolore persistente e importante.
Una rottura della cuffia si manifesta con un dolore che può impedire addirittura il sonno: il dolore notturno infatti è una delle caratteristiche di questa patologia. Le caratteristiche del dolore sono importanti: un dolore nella parte anteriore può indicare una sofferenza del capo lungo del bicipite e/o del sottoscapolare, mentre un dolore per lo più posteriore e lungo il braccio può essere il sintomo di una rottura del sovraspinoso.
Percorso di cura conservativo
L’esame clinico specialistico consta di test particolareggiati con approfondimento diagnostico strumentale (protocolli radiografici e risonanza magnetica nucleare secondo idonei tagli portano ad una diagnosi sicura e all’indicazione terapeutica).
Nel discutere del trattamento bisogna sottolineare come non tutte le lesioni di cuffia necessitano di un trattamento chirurgico, Burkhart infatti nel 1992 ha dimostrato l’ottima validità del trattamento funzionale in tutti quei casi in cui i bordi della lesione ed il fulcro cinematico sono stabili e la coppia di forze sul piano coronale e trasverso è bilanciata.
Trattamento chirurgico
Negli ultimi anni, il chirurgo ortopedico ha potuto disporre di nuove informazioni sulle patologie della cuffia dei rotatori; innanzitutto, la possibilità di visualizzazione diretta dello spazio sub-acromiale e dell’articolazione scapolo-omerale tramite l’artroscopia e l’avvento della RMN, hanno consentito sia di garantire diagnosi sempre più precise e precedentemente mai conosciute, che di offrire tecniche chirurgiche sempre migliori (ancorette, viti, bottoni, monofilamenti intrecciati).
Soprattutto con l’avvento dell’artroscopia appunto, e la relativa diminuzione della morbilità chirurgica si sono create sempre nuovi spazi al trattamento chirurgico, riconducibili sommariamente a 2 scuole sempre più intersecate tra loro (tecniche miste come mini-open), ossia chirurgia a cielo aperto ed artroscopica.
La chirurgia aperta resta comunque un valido principio nella scelta del trattamento terapeutico ideale se non assunto come assoluto in grado di ottenere risultati eccellenti con riparazioni artroscopiche anche in grandi lesioni.