spot_imgspot_img

Chirurgia artroscopica dell’anca: quanto dura e il trattamento

La chirurgia artroscopia d’anca è un intervento chirurgico che presenta una invasività minima. Significa che si praticano solo due o tre piccole incisioni cutanee attraverso le quali si inserisce l’artroscopio. Quest’ultimo è una telecamera.

In questa maniera, pur garantendo l’efficacia del trattamento chirurgico, si evita di eseguire delle grosse incisioni cutanee. Inoltre i rischi operatori sono notevolmente ridotti ed il recupero dall’intervento è notevolmente più rapido.

Il conflitto femoro acetabolare, ad esempio, rappresenta una forma artrosica iniziale dell’anca. Il suo trattamento artroscopico consente di migliorare i sintomi (dolore e limitazione del movimento) e di prevenire il precoce sviluppo dell’artrosi. L’intervento viene eseguito con 2 o 3 piccole incisioni della pelle e consente una rapida ripresa post operatoria con un ricovero ospedaliero medio di 2 giorni.

Intervento di artroscopia d’anca: come funziona

Per facilitare la comprensione dell’intervento di artroscopia d’anca, abbiamo pensato di suddividere tutte le fasi, prima e dopo: in questo modo il paziente può comprendere il percorso che affronterà con assoluta calma.

Prima dell’intervento

Il Paziente, dopo essere stato visitato dallo specialista ortopedico che indica l’intervento, viene indirizzato alla segreteria del reparto per organizzare il pre-ricovero. Questo consiste nell’esecuzione di esami di sangue, elettrocardiogramma, radiografia del torace e visita con l’anestesista ed eventualmente con il cardiologo. In tal modo vengono valutate le condizioni generali e confermato l’intervento chirurgico. Successivamente viene fissata la data del ricovero e dell’intervento.

Ricovero

Il Paziente viene nuovamente visitato dal medico del reparto che imposta la terapia medica in relazione anche alle altre malattie eventualmente già in trattamento. Subito dopo l’intervento ha inizio il protocollo di riabilitazione. La degenza media presso il reparto è di 2 giorni.

Dopo il ricovero

Il Paziente viene seguito dallo specialista che ha eseguito l’intervento mediante controlli regolari ( 14 giorni dopo l’intervento; 3 mesi dopo l’intervento; 6 mesi dopo l’intervento; 12 mesi dopo l’intervento e quindi controlli annuali). Durante i controlli il paziente viene visitato e sottoposto ad esame radiografico dell’anca operata in genere durante il controllo a 6 mesi, 1 anno ed in occasione dei successivi controlli annuali.

Riabilitazione

Il paziente può riprendere la deambulazione assistita con due bastoni canadesi, già il primo giorno dopo l’intervento chirurgico. Può anche eseguire a letto esercizi di flesso estensione dell’anca operata.

Programma riabilitativo post operatorio

Deambulare con 2 bastoni canadesi con carico parziale dal 1° giorno post operatorio per 2/4 settimane.

Successivamente 1 bastone canadese controlaterale per 1 settimana.

Cyclette a regime “O” 15 minuti tre volte al giorno dal 2° giorno post operatorio per 4 settimane.

Nuoto a stile libero o dorso, o ginnastica dolce per il potenziamento muscolare degli arti inferiori, dal 14° giorno post operatorio per 4 settimane.

Ripresa delle normali attività lavorative 2/4 settimane dopo l’intervento.

Ripresa di attività sportive con impatto 12 settimane dopo l’intervento

Domande frequenti

Che tipo di anestesia per l’intervento?

L’anestesista valuterà in base alle condizioni generali del paziente e alle malattie associate quale anestesia sia più indicata. Generalmente viene scelta l’anestesia peridurale che determina la sola anestesia dell’arto inferiore. Il paziente è sveglio, respira autonomamente ma, se necessario, può essere sedato dall’anestesista al fine di ridurre il carico emotivo. Con questo tipo di anestesia periferica è inoltre possibile applicare un sondino (peridurale) che controlla il dolore nei primi giorni postoperatori .

Quanto dura l’intervento?

La durata dell’operazione ovviamente varia in base alla patologia da trattare. In media si può dire però che indicativamente l’intervento dura 60 minuti. (30 minuti nel caso di una lesione del labrum – 60/90 minuti nel caso di un trattamento del conflitto femoro acetabolare).

Dopo l’intervento il paziente viene controllato dagli anestesisti e dai chirurghi nella sala di anestesia per un eventuale monitoraggio e successivamente riportato in reparto nel suo letto

Inoltre, nella totalità dei casi finora trattati (oltre 1000 pazienti), non è mai stato necessario eseguire una trasfusone di sangue.

Esistono cure per ritardare la progressione del danno cartilagineo?

Grazie allo sviluppo delle biotecnologie e dei trattamenti biologici (cellule staminali o monoclonali; concentrato piastrinico etc…), siamo oggi in grado di trattare i gravi danni che la cartilagine dell’anca subisce come conseguenza del conflitto femoro acetabolare, dell’artosi o di traumatismi vari. Questo consente anche di prevenire o di ritardare la progressione del danno cartilagineo verso l’artrosi.

Le nuove frontiere sulla chirurgia protesica dell’anca

In alternativa, si potrebbe valutare anche la chirurgia protesica dell’anca. L’artrosi è un’affezione della cartilagine ovvero di quella membrana tanto sottile quanto fondamentale che, pur non sostando mai sotto i riflettori, lavora alacremente per preservare le nostre articolazioni. La cartilagine deve assorbire l’attrito, deve spendersi in elasticità. Deve, insomma, fare in modo che le articolazioni possano svolgere il loro “dovere” (che è quello appunto di “articolare“) senza che si consumino. La cartilagine a un certo punto può anche arrendersi, per cause traumatiche ma, anche per colpa delle cattive abitudini alimentari, posturali, dei “portatori”.

I portatori siamo noi, uomini e donne troppo spesso in sovrappeso o impegnati per lungo tempo in posizioni “impegnative” richieste dalla professione. Se la cartilagine cessa di funzionare, del tutto o in parte, cominciano i dolori; per esempio l’anca.

Si comincia con la difficoltà a sedersi, la nevralgia inguinale sempre più acuta e ovviamente, difficoltà nell’effettuare i normali piegamenti. Il dolore si può anche “tamponare” con i sedativi ma si tratta, chiaramente, di una soluzione provvisoria. Resta la mobilità da riconquistare, ergo il ritorno ad una qualità della vita normale.

L’intervento chirurgico con impianto

La soluzione è l’impianto di una protesi: l’intervento oggi si effettua con una tecnica innovativa e con strumenti all’avanguardia che permettono, tramite un piccolo taglio inguinale, di posizionare la protesi senza minimamente interessare i muscoli, che non vengono incisi e questo vuol dire, quanto meno, il quasi totale azzeramento dei dolori post-operatori. Il paziente può tornare a camminare già dopo 10 giorni. Diciamo che in 15 giorni si raggiunge la completa funzionalità articolare.

Il materiale impiegato per la protesi è “ceramica“, del tutto inerte, che non interferisce in alcun modo con il sistema immunitario, capace di “lavorare” egregiamente per 25/30 anni.

spot_imgspot_img

Potrebbe interessarti anche...

Ultimi Articoli Inseriti