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Discopatia degenerativa, trattamento chirurgico per l’adulto-anziano

In cosa consiste la discopatia degenerativa e come trattarla? La “terza età” di oggi è senza dubbio diversa da quella di 20 anni or sono, non soltanto per le caratteristiche dei soggetti che la formano, con un radicale incremento degli adulti oltre i 65 anni, ma anche per i confini cronologici all’interno della quale deve essere posta.

Un paziente con un’età compresa fra i 65 ed i 70 anni oggi rifiuta categoricamente l’etichetta  di “grande anziano”: la vita lavorativa meno usurante, la maggior presenza di coetanei con cui confrontarsi, le maggiori richieste di collaborazione familiare e lavorativa, stanno creando una generazione di anziani fortemente motivati nel condurre una vita di relazione sempre più simile ai loro figli, se non ai loro nipoti.

Discopatia degenerativa in forte aumento

Questi cambiamenti socio-economici comportano un aumento di pazienti che presentano condizioni vertebrali dolorose ed invalidanti, con sempre più frequente riscontro di alterazioni su base artrogeno-degenerativa multi-livello o deformità vertebrali come causa scatenante.

Mentre vi è comune accordo sulle cause e tipo di trattamento (conservativo vs chirurgico) da intraprendere per la patologia degenerativa monosegmentale (ernia del disco, stenosi, instabilità), appannaggio più di sovente di giovani-adulti, più complesso risulta l’inquadramento di entità nosologiche che coinvolgono più livelli vertebrali (stenoinstabilità polisegmentali, degenerazioni discali multiple, scoliosi degenerativa).

Discopatia degenerativa, cosa sapere sul trattamento

Il trattamento attivo di pazienti affetti da una patologia degenerativa multilivello è diventato ai nostri giorni sempre più frequente sia per l’aumentata richiesta sia per l’aumento delle aspettative del paziente stesso. Vi è sempre di più il rincorrere all’utilizzo di risorse conservative, purtroppo molte volte mal valutate e scientificamente scarsamente convalidate, mentre le moderne tecniche anestesiologiche e chirurgiche hanno incrementato l’interesse sulle indicazioni appropriate ed i risultati a lungo termine del trattamento chirurgico.

La valutazione sull’intervento chirurgico

La scelta del trattamento chirurgico da intraprendere risulta alquanto articolato dovendo tener in considerazione svariati fattori come le condizioni generali del paziente, il dolore e la conseguente invalidità nella vita quotidiana, la progressione documentata o prevedibile di una deformità presente, e non meno importante la presunta gravità dell’intervento chirurgico da intraprendere.

Nella maggior parte dei casi appare attualmente assodata la possibilità di utilizzare procedure sempre meno invasive, frequentemente in anestesia locale (distanziatori interspinosi, artrodesi percutanee) che offrono un decorso perioperatorio rapido (anche in Day Surgery) diminuendo in maniera significativa l’impatto complessivo del gesto chirurgico, garantendo nello stesso tempo risultati paragonabili se non superiori alle tradizionali tecniche di chirurgia aperta.

Quest’ultima sempre di più da considerare come una vera chirurgia ricostruttiva maggiore che comporta l’artrodesi vertebrale a livelli multipli, modernamente eseguita in maniera “dinamica” non comportando cioè l’abolizione completa del movimento residuo come succede nelle procedure di artrodesi tradizionale. La maggior parte dei casi attualmente possono essere trattatati mediante un singolo approccio posteriore, attraverso l’utilizzo di strumentazioni basate sulle viti peduncolari e l’esecuzione di una adeguata liberazione/decompressione per via posteriore.

Questi tempi chirurgici aggiuntivi si rendono necessari sia per una adeguata decompressione delle strutture nervose intra-canalari compromesse e di sovente causa della sintomatologia algica – sia per rendere la deformità più flessibile e soggetta ad una adeguata correzione.

I punti critici

Il trattamento della patologia degenerativa-artrosica multilivello della colonna vertebrale nell’adulto-anziano risulta particolarmente impegnativa. Il moderno chirurgo vertebrale prima di intraprendere un trattamento di chirurgia (sia essa mini-invasiva ovvero dover ricorrere a tecniche di ricostruzione maggiore) dovrebbe tenere in considerazione e discutere in maniera dettagliata con il proprio paziente durante il processo di “scelta informata” i seguenti punti critici.

1. Il trattamento chirurgico migliora in maniera significativa la qualità della vita tra il pre ed il post-operatorio;

2. Non vi è tuttora evidenza scientifica che il trattamento conservativo alteri in maniera significativa le condizioni cliniche ad un follow-up di 2 anni;

3. La qualità della vita dei pazienti trattati chirurgicamente è riportata essere migliore rispetto a chi ha scelto il trattamento conservativo;

4. Le moderne tecniche chirurgiche per via posteriore (chirurgia mini-invasiva, viti peduncolari, osteotomie) hanno migliorato in maniera significativa i risultati in termini di complicazioni, degenza ospedaliera, recupero funzionale, costi complessivi, eventuale correzione della deformità.

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