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Infiammazione e rottura del tendine di Achille: cause, sintomi, trattamento

Cosa c’è da sapere sull’infiammazione e rottura del tendine di Achille? Nel caso di distorsioni alle caviglie o alle ginocchia, come artrosi ad anche o ginocchia, se non si recupera il fisiologico assetto della deambulazione il non corretto movimento di spinta del piede provoca una infiammazione del tendine d’Achille. Questa si manifesta inizialmente con un bruciore al di sotto del polpaccio che può essere localizzato alla base del polpaccio stesso o verso il basso fino al tallone.

La semplice infiammazione evolve, se non recuperata, in tendinopatia cioè il dolore compare anche nei movimenti del piede in scarico o a riposo. Tutto l’asse viene così sbilanciato alla ricerca di posture che non diano dolore, creando però condizioni di movimento non fisiologico nelle altre articolazioni.

Ulteriore danno viene provocato anche dall’indurimento del tendine che evolve successivamente in calcificazioni. L’esecuzione giornaliera degli esercizi consentirà di limitare il danno funzionale nella prima fase completando il trattamento con degli esercizi di ginnastica propriocettiva per riportare il giusto assetto all’articolazione.

Rottura del tendine di Achille: quando si verifica

Il tendine di Achille si trova appena sopra il calcagno, nella parte posteriore del piede, ed è il risultato della combinazione di due muscoli che si trovano lungo la parte posteriore della gamba e che si uniscono per formare quello che è il tendine più forte del corpo umano, trattasi del muscolo gastrocnemio e del soleo ed è costituito da fibrille collagene.

Le cause della rottura del tendine di Achille

Nonostante sia molto forte, capace di sopportare la trazione di 300 kg, è ugualmente soggetto a rottura. Nella maggior parte dei casi questa avviene in seguito a traumi, ma è il risultato di più episodi che hanno messo alla prova la resistenza del tendine. La rottura da trauma diretto è limitata al caso di ferite da taglio o da punte.

La rottura del tendine di Achille ha un’incidenza più elevata tra gli sportivi e in particolare coloro che praticano calcio, basket, atletica leggera, ovvero sport che sollecitano in modo particolare questa parte del corpo.

La sede della rottura solitamente è collocata tra i 2 e i 6 centimetri dall’inserzione del calcagno e ciò perché in questo punto vi è una minore vascolarizzazione che lo rende più fragile. Dal punto di vista statistico ha una maggiore incidenza sul lato sinistro.

Si può prevenire la rottura del tendine di Achille? 

No, è difficile riuscire a prevenire tale rottura perché l’usura è subdola in quanto asintomatica, ovvero, non si avverte dolore. La degenerazione è prodotta nel tempo e poi magari in seguito ad una partitella occasionale si avverte un crack e un dolore acuto. Nella maggior parte dei casi colpisce gli uomini tra i 25 anni e i 50 anni. Spesso si tratta di persone che hanno fatto ricorso ad infiltrazioni di cortisone intratendinee oppure uso di antibiotici fluorochinolonici.

Come capire se si è rotto il tendine di Achille? I sintomi 

La sintomatologia presente nella rottura del tendine è molto difficile da confondere con altre problematiche di minore rilevanza perché il soggetto avverte come una sassata dietro il piede seguita da un rumore tipico di rottura, il dolore è acuto e si manifesta alla gamba o sul retro della caviglia. Dopo poco tempo il gonfiore è evidente e così i lividi, toccando si avverte le depressione della pelle, vi è difficoltà a camminare e soprattutto a piegare il piede verso il basso.

Cosa fare dopo la rottura del tendine di Achille

Fin da subito è bene cercare di immobilizzare l’arto ed utilizzare del ghiaccio per decongestionare la zona, dopo questa pratica di urgenza occorre recarsi al pronto soccorso per una diagnosi veloce e anche certa. Al pronto soccorso solitamente prima dell’intervento vi è un’immobilizzazione dell’arto con gesso tenendo presente che il piede deve essere posto in flessione plantare. A questo punto la scelta più frequente da parte dei chirurghi è di procedere con un intervento di tenorrafia, ovvero la sutura tendinea.

Come si svolge l’intervento di tenorrafia

Per effettuare un intervento di tenorrafia vi sono due tecniche.

  • A cielo aperto, utilizzata prevalentemente quando vi è un’elevata degenerazione tendinea e quindi è necessario procedere con una sutura a vista;
  • Percutanea o a cielo chiuso, si tratta di una tecnica meno invasiva, effettuata con piccole incisioni di pochi centimetri attraverso cui il chirurgo effettua la sutura o addirittura senza incisioni ma con l’utilizzo di aghi. Questa tecnica ha il vantaggio di permettere una guarigione più veloce, ma soprattutto limita molto il rischio di insorgenza di infezioni o che la cicatrice non si rimargini perfettamente. Diventa un intervento rischioso, e quindi da evitare, preferendo la tecnica a cielo aperto, nel caso in cui i margini dei tendini siano particolarmente sfrangiati o danneggiati e vi è una maggiore probabilità di intrappolamento del nervo surale.

Quale anestesia viene praticata

Per questo tipo di intervento, sia che avvenga a cielo aperto, sia che avvenga in percutanea, l’anestesia è di tipo locale.

Quali sono i tempi di recupero

In seguito ad intervento i tempi di recupero possono essere definiti medio-lunghi. Per il primo mese è consigliato l’uso di un tutore e in seguito a questo primo periodo, inizia la fase della riabilitazione per recuperare funzionalità.

Si può tornare a praticare attività sportiva?

Questa la domanda posta da molti pazienti e la risposta è positiva anche se è bene attendere un pieno recupero della funzionalità e quindi aspettare il parere favorevole del medico.

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