L’aumento della vita media che secondo i dati Istat è di 84 anni nel sesso femminile e di 77 anni in quello maschile, associato ad un aumento della qualità di vita, dell’informazione e delle aspettative di vita, ha creato una categoria di persone over 50 chiamate gli “anta boys” che, sensibilizzate alle campagne promozionali sul benessere, hanno come obiettivo, qualora colpite da una gonalgia, il rapido ripristino di una normale vita di relazione e per questo sono disposte a fare di tutto pur di risolvere il problema, sottoponendosi a trattamenti poco corretti e accertamenti inutili ed costosi.
Questo opuscolo questionario è stato scritto per informarti meglio sul problema che hai al ginocchio. Il tuo ginocchio ha iniziato a farti male sia a riposo sia con il carico, si è gonfiato in maniera inspiegabile, hai assunto dei farmaci, sei stato bene un po’ e poi è ritornato il dolore. Perché si verificano i problemi al ginocchio? Cosa succede? Facciamo chiarezza.
Problemi al ginocchio: l’informazione prima di tutto
Allora devi saper alcune cose:
1. Ogni articolazione all’interno è ricoperta da un tessuto che si chiama cartilagine.
E la cartilagine ha delle caratteristiche fondamentali:
- Non è vascolarizzata, quindi ha scarsa tendenza alla riparazione spontanea;
- Non è innervata, per cui non fa male;
- Si nutre del liquido che si trova all’interno del ginocchio (liquido sinoviale);
- Ed è il tessuto ideale che la natura ha selezionato in migliaia di anni di evoluzione per sopportare le sollecitazioni di carico.
Le cause che usurano la cartilagine
Le cause più frequenti di usura della cartilagine sono dovute alle alterazioni del carico.
- I traumatismi, che colpiscono specialmente i giovani;
- Le cause reumatiche, tipo l’artrite reumatoide;
- Le alterazioni del carico: varismo, valgismo (ginocchia storte).
Se hai fatto una risonanza magnetica prima di una radiografia che evidenzia una lesione del menisco mediale o esterno e pensi di risolvere il tuo problema rimuovendo la lesione meniscale o rimuovendo la cisti del cavo popliteo: questo non è vero.
La lesione del menisco rappresenta solamente il 10% del tuo problema, il resto è causato dalle lesioni cartilaginee dovute al fatto che il ginocchio non è in asse (è storto) oppure hai visto che il tuo ginocchio è gonfio e pensi di risolvere il tuo problema asportando il liquido anche dalla parte posteriore (cisti del cavo popliteo); anche questo non è vero anzi aspirando il liquido, a meno che non sia in quantità tale da impedire il movimento, non risolvi il problema e puoi peggiorare il dolore perché il liquido viene prodotto come meccanismo di difesa dalla tua membrana sinoviale per proteggere e distanziare le cartilagini.
Come capire se c’è un problema al ginocchio?
Per studiare il tuo problema all’inizio è sufficiente una radiografia sotto carico del tuo ginocchio; ci fornisce informazioni importanti di quanto è storto, di come si comporta l’osso sotto la cartilagine lesionata.
La risonanza ti verrà richiesta dallo specialista se sarà utile a chiarire ulteriormente il problema.
Le lesioni cartilaginee non guariscono, anzi, tendono ad una evoluzione peggiorativa nel tempo, nonostante le terapie, verso un’artrosi. Avrai sentito certamente parlare di trapianti della cartilagine, se hai il ginocchio storto, le lesioni sono estese e hai più di 50 anni al momento potrebbe essere un intervento inutile, oppure che la causa del tuo problema è il menisco rotto ma questo non è vero.
Cosa fare se il ginocchio fa male di notte, si gonfia e non si riesce a camminare?
Cambiare stile di vita, prendendoti maggiormente cura di te stesso in senso globale e quindi assumendo uno stile di vita orientato alla salute.
- Dimagrire: se sei in sovrappeso devi cercare di ridurre il peso corporeo. Ci sono studi che dimostrano come una diminuzione di soli 5 kg sia in grado di ridurre l’incidenza di gonalgia. Meno pesi, minore è il carico che il ginocchio deve sopportare. Utile il supporto dello specialista nutrizionista.
- Fare movimento: chiaramente nelle fasi in cui il tuo ginocchio ti fa meno male.
Devi considerare che questa malattia, che noi chiamiamo osteoartrosi, alterna periodi di pieno benessere a periodi di dolore in maniera bizzarra, senza motivazioni specifiche e che non sempre la gravità dell’artrosi è proporzionale al dolore. E’ opportuno tonificare le masse muscolari che, per il non uso, sono divenute meno toniche e ipotrofiche, camminare molto, fare cyclette oppure bicicletta su strada, terapia in acqua, per la quale non è necessario saper nuotare.A chi rivolgersi in fase di riabilitazione?
Per una corretta riabilitazione al ginocchio sarebbe opportuno affidarsi a specifici centri.
- Utilizzare presidi ortopedici (plantari) da posizionare all’interno delle calzature per correggere il varo/valgo e ginocchiere particolari.
- Terapia farmacologica: all’inizio sarebbe più opportuno utilizzare farmaci con meno effetti collaterali e nella dose minima, in grado di assicurare l’effetto terapeutico.
Attualmente, secondo le linee guida internazionali, stiamo utilizzando il paracetamolo e se occorre la codeina o il tramadolo e farmaci a base di coindrotin solfato che migliora il trofismo cartilagineo. - Utili sono le infiltrazioni intrarticolari a base di acido ialuronico. In commercio ce ne sono di vari tipi e a vari costi; i migliori sono quelli a peso molecolare maggiore e quelli più purificati che si possono effettuare in una unica seduta oppure in tre sedute.
Queste terapie, a parte il dimagrimento e il movimento che sono utili in caso di futuro intervento, sono terapie palliative nel senso che migliorano il dolore e l’handicap, ma non guariscono la malattia, la quale progredisce lentamente in senso peggiorativo; tuttavia, migliorando il sintomo, fanno dilazionare la decisione per interventi chirurgici, ai quali il paziente può ricorrere con più motivazione e serenità.
Cosa fare se la situazione non migliora?
Seguendo queste proposte terapeutiche potrai stare meglio, ma non guarire. E se da questi consigli non ho miglioramento? Hai diverse scelte:
1. Monitoraggio con RM e/o artroscopia delle lesioni cartilaginee, in modo da poter valutare la possibilità di effettuare rigenerazioni cartilaginee o trapianti cartilaginei, associate ad eventuali osteotomie.
2. Impianto di protesi dedicate al tipo di patologia, che possono essere monocompartimentali o totali e questa scelta verrà fatta in base alla tipologia delle lesioni, all’età, alla qualità dell’osso.
Quali sono questi interventi più invasivi?
Prima di parlare di interventi facciamo un rapido riepilogo della situazione.
- Non sei migliorato con le terapie sopra esposte e la situazione è altamente invalidante e non la sopporti più;
- Hai delle aspettative di vita, dei progetti, insomma sei motivato per un trattamento chirurgico;
- Hai fatto tutti gli accertamenti sei determinato nella scelta chirurgica della quale hai capito la modalità, la finalità e le possibili complicanze.
La tua scelta chirurgica motivata è importante in quanto la tua collaborazione è indispensabile per un buon risultato. Quindi avrai un ottimo risultato se collabori per la tua salute assieme all’equipe chirurgica e a quella riabilitativa. Ora possiamo parlare di interventi:
1. Mettere dritto il ginocchio conservando il tuo osso (osteotomia) è un intervento che si può effettuare, anche associato a trapianti cartilaginei, a patto che il ginocchio sia storto e le lesioni cartilaginee non siano gravi; insomma, è un intervento preventivo che andrebbe effettuato in giovane età e quando il ginocchio non fa troppo male.
2. La protesi di ginocchio è un intervento invasivo, in cui l’osso e la cartilagine danneggiati sono rimossi e sostituiti con elementi appositamente studiati. Attualmente utilizziamo vari modelli di protesi (monocompartimentali, bicompartimentali, totali) che vengono impiantate a secondo delle varie patologie e da ultimo le protesi su misura. E’ un intervento di routine che in pazienti motivati e che non hanno tratto giovamento dalle terapie palliative di cui si diceva in precedenza, dà ottimi risultati che durano nel tempo.
Tutte le informazioni fornite possono essere utili per fare una scelta serena, tranquilla e motivata, tenendo presente che l’equipe chirurgica può dare l’indicazione di protesi, ma la scelta è del paziente, che si consulta col medico curante.